Attività mineraria
Per iniziare dal territorio, antico e prezioso, occorre dire che questa zona della Sardegna è il primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall’UNESCO: qui si trova l’area più estesa in cui siano state svolte attività di etrazione mineraria svolte negli ultimi secoli.
Percorrere gli itinerari dedicati alla civiltà mineraria nella Provincia di Carbonia Iglesias sarà un viaggio nel viaggio: qui, infatti, si coniugano tra loro le scienze, l’architettura e l’archeologia industriale, nonché l’ingegneria, uniti ad elementi sociali e culturali di cui è intrisa la civiltà mineraria e che oggi sono rimaste come importante eredità per queste terre.
L’attività di estrazione mineraria ha radici antichissime: praticata da Fenici, Romani, Pisani e Spagnoli, ebbe il suo culmine nel XIX secolo, in seguito all’intervento dei Savoia, quando le miniere di Monteponi, nel territorio di Iglesias, e di Montevecchio divennero le capitali minerarie sarde. L’attività mineraria ebbe poi un altro apice durante l’epoca fascista, quando, grazie anche all’apertura della miniera carbonifera di Serbariu (oggi riconvertita ed accessibile ai turisti) e alla fondazione della città di Carbonia, la zona divenne centro nevralgico dell’attività estrattiva italiana. Il recente Museo del Carbone gestito dal Centro Italiano per la Cultura del Carbone (CICC) di Carbonia, permette, grazie ad una galleria didattica, la consultazione di un importante repertorio documentale e di testimonianze filmate di chi a questa miniera ha dedicato la propria vita, fino alla sua chiusura, avvenuta nel 1964.
Il parco minerario, non più sfruttato a fini estrattivi, è divenuto un importante centro di diffusione culturale. A Iglesias oltre a visitare il Museo Minerario, è possibile seguire un’affascinante visita guidata attraverso gli imponenti resti della miniera, condotti dagli ex minatori che qui lavoravano, e che raccontano per esperienza diretta, la storia, le fatiche e la vita quotidiana delle miniere. Alla Galleria Villamarina, nella miniera di Monteponi, si possono ammirare due pozzi principali: il Pozzo Vittorio Emanuele, scavato a 100 metri nel sottosuolo e attivo dal 1863, adibito al trasporto dei minatori e del materiale estratto ed il Pozzo Sella, scavato nel 1874, che ospitava le pompe a vapore che servivano al convogliamento delle acque sotterranee.
Un’altra tappa da non mancare è la miniera di Rosas a Narcao, attiva dal 1851 al 1980 ed ufficialmente convertita in bene culturale nel 2007. Da non perdere anche la miniera piombozincifera di Malfidano, attiva dal 1870 al 1977, in virtù della quale nacque il centro abitato di Buggerru. Qui è visitabile l’imponente Galleria Henry, che serpeggia sorprendentemente sul crinale di una falesia a strapiombo sul mare e che serviva al passaggio di una locomotiva a vapore che sostituì i lenti trasporti di materiale a dorso di mulo.
Consigliatissimo per gli amanti amanti del trekking e della natura incontaminata, la passeggiata che da Nebida conduce alla Laveria Lamarmora, costruita in pietra a vista di fronte al mare, per raggiungerla si percorre una lunga lunga scalinata, totalmente immersa nel verde e nel profumo della macchia mediterranea per giungere infine, ai suoi piedi, ad un piccolo approdo utilizzato per il carico dei minerali può diventare il trampolino ideale per un tuffo nelle rinfrescanti acque color smeraldo.
Merita infine una visita Porto Flavia, realizzato nel 1924, un rivoluzionario esempio di ingegneria per l’imbarco dei minerali: si tratta di un complesso sistema di gallerie sovrapposte realizzato scavando la montagna per circa seicento metri, attraverso le quali passavano i materiali da caricare sulle navi. Dopo aver percorso le gallerie di carico e scarico dei materiali, vi ritroverete ad ammirare uno spettacolo di rara bellezza: il Pan di Zucchero di fronte a voi, il mare a strapiombo sotto i vostri piedi, il cielo terso, la vastità del paesaggio e l’intero Golfo di Gonnesa fino all’Isola di San Pietro.